nel giardino dei sentieri che si biforcano

gli arcani dei tarocchi sono sono chiavi di lettura, molteplici percorsi che puoi seguire per attraversare un intreccio di diverse opere poetiche


Eco di rocce rugose

Asceso fra i picchi, al cielo richiesi:
roca rispose la voce dell’eco
di rocce rugose.

Salito alla vetta

Salito alla vetta, mi fermo.
Quassù non c'è traccia d'inferno.
Il vento mi corre nel volto, riempie i polmoni.
Ascolto il pulsar delle tempie,
il sangue che irrompe nei vasi,
il cuore che pompa, rimbomba.
Mi pare che rompa le arterie.

Ammiro la valle che fugge lontano.
Dall'alto le cose
non sembrano serie.

Terre che mai ho abitato

Provo talvolta sussulti di vita:
aneliti ansiosi a ciò ch’io non sono
né mai sono stato.
Di solito accade s’ascolto di viaggi lontani,
di folli avventure, d’astrusi
e impossibili casi.
Mi fingo calato nei panni d’altrui:
uomo che non sarò non sono né fui.

Rimorso nostalgico nasce straziante
rimpianto di terre che mai ho abitato.

Poi giunge il mio Carlo:
sorride e barcolla.
Mi basta guardarlo.
E tutto è passato.

Acqua che non resta

Dici fiume... e segui un nome:
ma è acqua che non resta
fra sponde che non sono.

Imago

Il babbo è tornato:
è stato due giorni nel camion.
Quell’ispido odore di barba
— che fredde le guance! —
quel ruvido abbraccio quel bacio
che sa di lavoro — sì dolce — salato.

Il babbo è tornato.
— Sei stato a Malladi?
Mi chino a baciarlo il mio Carlo.
Un groppo mi stringe, pur vago,
e tosto m’aggrappo all’imago
di quello che ero.